Ogni mese l’Inpgi incassa contributi pari a 26 milioni di euro e paga 38 milioni di euro di pensioni. Non è indispensabile avere la laurea in economia per capire che questo percorso, se non interverranno in fretta correzioni sostanziali, avrà come unico effetto quello che nessuno di noi si augura: il commissariamento dell’Ente e il conseguente, probabile effetto che le pensioni dei giornalisti italiani siano pagate dall’Inps anziché dal nostro Istituto autonomo. Con tutte le incognite che questo passaggio potrebbe riservare, non ultimo il ricalcolo al ribasso delle pensioni erogate e di quelle future.
Uno squilibrio strutturale quello del nostro Istituto più volte segnalato: i 253 milioni di euro, record negativo, di sbilancio con cui è stato approvato il bilancio consuntivo 2020 non derivano infatti da una gestione non oculata dell’Istituto, ma piuttosto dalla ormai cronica mancata iniezione di nuovi giornalisti ex art.1 con il contemporaneo, abusato ricorso da parte degli editori a prepensionamenti. Nella nota del collegio sindacale si ribadisce che non è più rinviabile un allargamento della platea che afferisce all’Istituto. In pratica, bisognerebbe che il governo accellerasse l’attuazione del DL 34 del 30 aprile 2019 che prevede, parole della presidente Macelloni, “l’allargamento della platea degli iscritti mediante l’inclusione delle nuove figure professionali che operano nel mondo dell’informazione e della comunicazione”.
Senza dilungarsi in tecnicismi, appare evidente il ruolo centrale che in questa delicatissima partita dovrà avere il prossimo Cnog. Oggi l’iscrizione all’Inpgi è condizionata, bisogna infatti appartenere all’Albo dei professionisti o dei pubblicisti. Aprire le porte a nuove figure se da una parte è ormai indispensabile per sopravvivere dall’altra avrà bisogno di nuove regole, chiare, che tutelino chi resterà nell’Inpgi e chi dovrà ricevere una spinta normativa ma anche psicologica a confluirci. Per tutti questi motivi l’urgenza di rinnovare le cariche del Cnog, andando prima possibile al voto, diventa da oggi più che mai la nostra missione.
Nell’immediato, occorre che l’Ordine dei giornalisti affianchi senza indugio le iniziative già assunte dall’Inpgi in pieno e solidale accordo con la Fnsi.
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