Il racconto della guerra rischia di sfociare in un live show dell’orrore, alla ricerca del dettaglio raccapricciante o della storia più crudele. Questo senza tenere conto di chi si trova dall’altra parte, in particolare quando parliamo di video e di televisione. La guerra va narrata in tutta la sua tragedia e crudeltà, ma ciò non significa non avere sensibilità umana sia per le vittime che per gli spettatori. le carte deontologiche sono chiare: se una immagine o un dettaglio forte non aggiungono nulla di più al fatto non c’è il bisogno do spararle in evidenza. Da qui nasce la nota del Comitato esecutivo del Cnog, che ha rivolto un richiamo a tutti colleghi ed a tutte le testate, in particolare quelle televisive, al fine di rispettare i principi basilari della professione giornalistica.
“Abbiamo più volte ribadito la necessità e l’importanza di raccontare i fatti della guerra senza censure, ma con umanità e professionalità, evitando di cadere nello show dell’orrore. – si legge nella nota dell’Esecutivo – Le norme deontologiche dei giornalisti indicano un percorso preciso: verità sostanziale dei fatti, nei limiti del possibile e delle fonti, e continenza nel linguaggio e nell’uso delle immagini.
Richiamiamo soprattutto i direttori delle grandi testate, in particolare quelle televisive, ad un uso rispettoso e responsabile dei video e delle riprese, per il racconto del conflitto in Ucraina. E’ soprattutto in momenti come questi che dobbiamo riscoprire la nostra professione come un servizio da svolgere in modo attento e rigoroso.”
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